lunedì 16 aprile 2012

L' identità capoverdiana

Per la formazione della società capoverdiana contribuirono due elementi provenienti da due aree geografiche: quello del continente europeo e quello del continente africano.
Gli europei erano: portoghesi, castigliani, genovesi e cristiani-ebrei provenienti del regno portoghese: quanto alle origine africane non si hanno molte notizie, poiché lo schiavo era considerato una merce come tante altre, valutato in base alla struttura fisica e non in base alla provenienza. Contava poco per la corona se erano Jalofos, balanta, mandinga, fula, manjaco o di qualsiasi altra etnia.
Nella società dell'epoca si contavo tre grandi gruppi: il primo i bianchi, il secondo gli africani liberi e "forros" ossia coloro che nascono da genitori già liberi, il terzo gli schiavi.
Bisogna sottolineare che molti schiavi riuscivano a fuggire nell'entroterra dell'isola, stabilendosi lì e formando un vero e proprio gruppo autonomo che nel tempo vennero chiamati "Rebelados/ Rabelados" (Rivoltosi), ancora oggi vivono lontani dalla città e dalla società.
Dalla continua fusione etno-culturale nasce quella che è oggi la cultura capoverdiana; il meticcio nato da questo incrocio è il primo a confrontarsi con le differenze culturali dei suoi genitori, nasce da una cultura ibrida senza un'identità ben definita che in un primo momento sarà divisa tra quella del padre (l'uomo europeo) e quella della madre (donna africana).
Il capoverdiano è chiamato "Creolo" termine diffuso nel XVI secolo da portoghesi e francesi per identificare i nati nelle colonie, probabilmente è una parola di derivazione latina che significa nuovo, nuova creazione.
Quindi nasce dalla fusione di due culture completamente diverse: da un lato quella prepotente e con manie di espansione, di conquistare il mondo e dall'altra quella pacifica, chiusa nelle sue tradizioni e cultura.
Per questo l'uomo capoverdiano si sente disorientato, perso senza un'identità bene delineata ma allo stesso tempo questa fusione lo rende forte a tal punto di credere i essere diverso dagli africani continentali rifiutando le origini portoghesi sentendosi un popolo o una cultura nuova, creola.
Non riguarda il colore della pelle questo fatto di sentirsi diverso ma riguarda la coscienza interiore di ognuno nel senso di avere qualcosa in più degli altri come due tipi di sangue diversi che scorrono nelle stesse vene, sentendo un essere libero di ogni condizionamento.
L'identità capoverdiana oggi è molto discussa dagli studiosi e dalla società stessa; ognuno dà la sua definizione in base a un punto di vista non oggettivo ma soggettivo.