In
un'altra vita... ero capoverdiana
Capitolo I
Incontro con Sigmund
Spesso
quando bevo il tè del diavolo (barbidjaca) cado in questo vortice
che mi porta a rivivere la mia vita precedente. Non so se è il
Diavolo che mi parla o se è Dio che mi sussurra che ho avuto tante
vite, fra cui quella di essere nata nelle isole che un tempo
appartenevano agli dei greci... le cosiddette isole di Macaronesia.
Cala il
sipario e ritorno come tutte le volte su questa spiaggia di sabbia
bianca a guardare le stelle e ad ascoltare il suono della chitarra
del mio amico Pedro. I miei amici mi chiedono: “manera, tud dret?”
e io rispondo “ tud fixe!” .
In certe
occasioni mi allontanavo e andavo verso la riva per ascoltare da
vicino il rumore delle onde, spesso mi sentivo come Penelope che
aspettava di rivedere il suo Ulisse.
La canzone
che spesso cantiamo e suoniamo è quella “ 'm cria ser poeta “
di Paulino Vieira, c'è chi balla, chi piange, chi ride...insomma
questa canzone provoca in tutti noi un sentimento diverso.
Quando non
si canta, Joao ci racconta storie degli spiriti, streghe,
“catchorrona”/ specie di lupo mannaro, scheletri che cammino a
zig zag e si spezzano in frantumi , “massonque”/ massone, e tante
altre. Brividi di paura mi attraversano la schiena ma non voglio e
non vorrei mai che smettesse di raccontare. Torno a casa da sola
pensando a quelle storie e nella mente riaffiorano tutte le paure.
Inizio a correre perché dietro di me sento dei passi che non sono i
miei, la paura è tanta e non voglio girarmi per controllare. Per
fortuna c'è Maya il mio cane e mi sento più protetta, infatti
quando Maya mi è venuta in contro non ho più sentito quei passi.
C'è n'è ancora di strada da fare per arrivare alla mia casetta in
mezzo al bosco.
Il bosco è
fitto, la strada è sterrata, e sento il fruscìo delle foglie.
Un silenzio
di tomba! Siamo solo io e Maya. Anche lei è inquieta, ma non emette
nessun latrato, scruta ogni piccolo movimento sospetto.
Siamo quasi
vicino a casa, si intravede la luce che proviene dalla cucina, dove
mamma, ogni sera, prima di andare a letto, cuce e recita il rosario.
Chissà se il mio fratellino sta dormendo, ogni sera mi aspetta per
ascoltare la favola della buonanotte Ti Lobo e Chibinho.
Ad un tratto
Maya si ferma di colpo, non vuole più proseguire.
Faccio due
tre passi in avanti ma Maya è sempre lì nello stesso punto e
inizia a ringhiare.
I miei
battiti cardiaci iniziano ad accelerare, comincio a tremare, all'
improvviso ho freddo, c' è qualcosa nell'aria che non mi piace.
Non so se andare avanti, o iniziare a correre o urlare. Cosa sta succedendo? Le
mie gambe sembrano paralizzate, mi guardo intorno e la scena cambia
improvvisamente.
Tutto è
diventato buio, sento dei passi venire verso di me ma non vedo
niente.
I passi non
sono più due, si moltiplicano, sento delle risate, risate che
sembrano lame che ti trafiggono l' anima. Maya ringhia sempre più
forte, le fronde degli alberi sembrano impazzite.
Torno
indietro verso Maya perchè ho paura e mi inchino per abbracciarla.
Ad un tratto sento qualcosa/qualcuno che mi salta sulla schiena, non
riesco a muovermi. Il cane rizza il pelo e mi salta addosso. Cado,
Maya rotola come per lottare a terra ma non vedo niente. Le risate
sono sempre più forti e vicine, sento battiti di piedi, mi sento
accerchiata.
Vorrei
pregare ma so che le preghiere ora non servono a niente, nessuno mi
può aiutare. Perdo i sensi.
Quando
rinvengo, sento la voce di mia madre e apro gli occhi. È mattina.
Mi alzo e
corro verso mia madre piangendo, la abbraccio e mi viene in mente
Maya.
Mi giro per
cercarla ma è sdraiata per terra.
La chiamo ma
lei non si muove, è ferma. Le vado incontro e capisco che Maya è
morta.
Maya mi ha
salvata, non so da chi o da che cosa ma di per certo so che stanotte
è successo qualcosa.
A quello che
è successo quello che ho visto, quello che ho sentito non c è una
spiegazione logica.
Torno a casa
piangendo e mi sdraio sul letto.
Mi risveglio
e mi ritrovo in uno studio, sono con il mio amico Sigmund.
Ero in Austria per lavoro e sapendo che anche lui era lì
sono andata a salutarlo.
L' ultima
volta che c'eravamo visti 5 anni prima eravamo in Svizzera.
Quando sono
arrivata nel suo studio mi ha offerto un tè di questa pianta che il
suo amico capitano George Roberts aveva portato dai suoi viaggi a
Capo Verde, questa pianta per qualcuno si chiamava barbidjaca per
altri tè del diavolo.
Dopo averlo
bevuto, il mio ultimo ricordo era il libro dell'Odissea appoggiato
sulla scrivania.
Sono caduta in uno stato ipnotico.
La vita è
un teatro, tutto è in continuo movimento e mutamento le sensazioni e
le emozioni sono parte di un sistema cosmico che nessuno può
controllare.
Afrah F.