Breve resoconto della giornata dedicata alla presentazione del libro "Da Noli a Capo Verde"
A cura di Alberto Peluffo
C'è un mistero nella gloriosa
epopea dei grandi navigatori italiani che portarono alla nascita del Nuovo
Mondo: chi era Antonio de Noli, lo scopritore delle Isole di Capo Verde? Il
libro "Da Noli a Capo Verde", pubblicato da Marco Sabatelli Editore,
fa chiarezza sul personaggio e sul suo ruolo in quel tempo affascinante e pieno
di lati oscuri.
Il volume contiene gli atti della
conferenza internazionale con lo stesso titolo, tenutasi a Noli, presso la
Fondazione Culturale S. Antonio, nel 2010, anno in cui ricorrevano il 550°
anniversario della scoperta di Capo Verde e il 35° anniversario della sua
indipendenza. Quella fu probabilmente la prima occasione in cui eminenti
studiosi internazionali (Corradino Astengo, Marcel Balla, Marcello Ferrada de
Noli, Lourenco Gomes, Trevor Hall, Vasco Pires) si confrontavano sul tema e
fornivano un quadro completo e coerente della figura del navigatore e del
valore della sua scoperta.
Antonio de Noli risulta essere
nato a Genova da una famiglia di origini nolesi. Navigando per conto del
principe Enrico del Portogallo, scoprì le isole di Capo Verde nel 1460 e
ricevette dal re lusitano l'incarico di governare e colonizzare l'arcipelago,
all'epoca disabitato. La colonizzazione ebbe come conseguenza un fatto unico
nella storia: la nascita di un nuovo popolo originato dalla fusione di elementi
europei e africani, anello di congiunzione biologica e antropologica fra i due
continenti. Ma la scoperta di Capo Verde fu anche una pietra miliare nel campo
delle scoperte geografiche, diventando la base delle nuove esplorazioni
atlantiche, destinate in breve a trovare rotte più efficaci da e per l'India e
a svelare il continente americano.
Nel 1476, un colpo di scena
cambiò la vita di colui che era diventato un ricco governatore, dedito a lucrosi
commerci con l'Africa occidentale: gli spagnoli conquistarono le isole e
catturarono de Noli, portandolo in Spagna. Qui, però, l'anno dopo fu liberato
per ordine del re e, subito dopo, sparì senza lasciare tracce. Potrebbe essere
morto in quelle circostanze, ma un altro documento, datato 1497, lascia aperti
molti interrogativi, che il libro mette in evidenza. In quella data, una parte
della famiglia de Noli era già ritornata in Italia, a Cesena, da dove poi farà
ritorno in Liguria, a Valleregia di Serra Riccò, dove esiste ancora oggi una
borgata che si chiama Noli. Complessivamente, partendo dal navigatore, la
ricerca individua un albero genealogico che copre diciannove generazioni, fino
ai giorni nostri.
Del libro è in uscita anche la
versione in inglese, nel sito della Antonio de Noli Academic Society, www.adenoli.com. La stessa associazione,
ideatrice della conferenza e delle pubblicazioni, sta curando anche l'edizione
in portoghese.
Infine, una curiosità legata al
nome del navigatore: Anton da Noli, come era noto popolarmente fino ad oggi, o
Antonio de Noli? Il volume mette chiaramente in luce il fatto che tutti i
documenti che lo citano lo chiamano de Noli, oppure de Nolle, ma
non da Noli: quest'ultima fu, probabilmente, una versione introdotta
dallo storiografo nolese Bernardo Gandoglia, il primo a citarlo in tempi
moderni, nel suo "In Repubblica", datato 1926. La sostanza, però, non
cambia: quella di Antonio è una figura importante, che merita di essere conosciuta
meglio.