La Storia di un Pescatore
“ Non devo offendere
il mare, perché tutto quello che ho… è il mare che me l’ha donato.”
Proverbio capoverdiano
Per i
capoverdiani la pesca ha sempre rappresentato la prima fonte di sopravvivenza e
di guadagno.
Capo Verde è
un arcipelago di dieci isole situate nell’Oceano Atlantico, non dispongono di
molte risorse naturali a causa della vegetazione scarsa e per questo l’uomo
capoverdiano per vivere ha da sempre praticato la pesca.
Nel corso
degli anni questo mestiere è cambiato, inizialmente si trattava di pesca
artigianale, poi con il turismo la domanda si è alzata attraverso una grande
richiesta da parte degli alberghi e delle varie strutture, ciò ha fatto sì che
le tecniche e i mezzi diventassero sempre più complessi in modo tale da
soddisfare la richiesta crescente. In più si sono sviluppate nuove tecniche di
pesca sportiva:
- Rock Fishing (si pesca prevalentemente con il
vivo (saragho, occhiata, leccia stella) da fare facilmente con una canna a
galleggiante).
- Pesca d’altura- Big Game (con una barca ben
attrezzata, si pesca su di una secca con 90 metri di fondale e le prede
insidiabili con più successo sono: Marlin, tonni pinna gialla, wahoo,
pesci vela e lampughe; con la tecnica della traina di fondo anche
carangidi e cernie).
- Spinning (pesci di taglia stimolati da grossi
artificiali; Il ventaglio di pesci è molto ampio, African Pompano, Jack
Crevalle, Permit e Esmoregal più comunemente chiamate Ricciole.)
- Surf casting (con questa tecnica e' possibile insidiare di giorno:
mormore, saraghi, barbi, bonefish, lecce, corvine, bonito, triglie, ed altre
specie meno significative).
- Bolentino (riguarda la pesca di ombrine
tropicali, dentici tropicali, cernie, saraghi , carangidi, e tutte le
specie presenti.).
A causa
dell’'accordo di partenariato nel settore della pesca tra l'Unione europea e la
Repubblica del Capo Verde si è intensificato maggiormente lo sfruttamento di
queste acque.
In ambito
culturale Capo Verde ha una forte tradizione gastronomica, vengono organizzati
festival e grandi esposizioni di prodotti tradizionali legati alla pesca.
Tra Italia e
Portogallo esiste una cooperazione navale, dove vengono fatti degli scambi di
manodopera qualificata a basso costo ( la manodopera portoghese costa poco)... la maggior parte dei lavoratori sono
capoverdiani di nazionalità portoghese.
Oggi molti
italiani pensionati vivono a Capo verde e si dedicano alla pesca, i capoverdiani vengono a Genova da pescatori e
finiscono a lavorare alla Fincantieri, lavorando nella costruzione di navi e
barche. Come nel caso dell’ intervistato.
Sousa, l’uomo pescatore
Sousa nasce nell’isola di Santo Antao, Capo Verde, il 5
febbraio 1977. Ha sempre avuto la passione per il mare, ed è cresciuto in un contesto di persone che
di mestiere o per hobby si dedicavano alla pesca. Già da piccolo pescava dagli
scogli con i suoi zii, così in seguito
decide di specializzarsi in questo settore e all'età di 20 anni consegue
il diploma nautico nell'isola di Sao Vicente.
All'età di 23 anni decide di seguire i suoi zii nella pesca
in barca partendo da Porto Novo ogni mattina verso le cinque. La barca era
lunga circa 6 metri, quasi la metà delle barche sono motorizzate. Imparare a
pescare in queste barche è un tradizionale rito di passaggio attraverso il
quale alcuni ragazzi diventano uomini. Una
volta raggiunto il largo buttavano la rete e aspettavano circa tre ore, dopo di
che riprendevano la rete per vedere se qualche pesce aveva abboccato, di solito si trattava di pesci di
piccola-media taglia come ad esempio
pesci pappagallo, orate, branzini e garoupa.
Se nessun pesce abboccava ri-buttavano la rete e
aspettavano. I pesci presi venivano tolti dalla rete con le mani e messi
in dei secchi tutti insieme. Al pomeriggio verso le tre tornavano indietro e portavano i pesci al mercato vicino alla spiaggia
per venderli . Era un vero e proprio lavoro: andavano in mare cinque giorni
alla settimana, dal lunedì al venerdì.
Ma la storia di Sousa non finisce qui, ha praticato anche
pesca di tipo industriale cioè con la rete in mare aperto su grandi navi dove
pescavano soprattutto sgombri, tonno.
La rete era lunga 200 metri per 28 metri di altezza e veniva
buttata in mare al largo, legata ad una barca più piccola di circa 5/6 metri. La rete era legata tra la nave e la barca
piccola tramite una corda che veniva tirata su con la gru idraulica, ogni volta
che si avvistavano dei pesci.
Praticava anche pesca sportiva a immersione. Si immergeva
vicino alla scogliera a 10 metri di profondità col fucile e pescava qualsiasi
tipo di pesce di piccole e grandi dimensioni nonchè polpo e aragosta.
In Italia invece ha trovato lavoro alla Fincantieri e non ha
più potuto dedicarsi alla pesca.