Donna africana... spettacolare, incredibile!!!
venerdì 28 dicembre 2012
lunedì 24 dicembre 2012
A "Associazione Italo-Capoverdiana" deseja a todos um Bom Natal
L' Associazione Italo-Capoverdiana augura a tutti un Buon Natale
L' Associazione Italo-Capoverdiana augura a tutti un Buon Natale
mercoledì 19 dicembre 2012
lunedì 17 dicembre 2012
Africa, sei la mia pioggia
Mae,
ti scrivo questa lettera per chiederti perdono; vorrei scusarmi per
quest'allontanamento. Sai, non ti ho mai dimenticata, ho avuto tanto
da fare qui. La vita qui non è facile!
Sono
andata via dalle tue braccia contro la mia volontà, ero piccola..
sto crescendo, sapevi? Sto diventando donna come te. Ogni giorno ti
assomiglio sempre di più. Ho scoperto che ho il tuo sorriso, la mia
risata è come il rumore delle tue acque; i miei capelli sono
ondulati come le onde che ti cullano, di colore rosso-marrone come la
tua terra e come il sangue che ogni giorno viene versato su di essa.;
la mia pelle è dorata come il sole che sbatte sulle tue rocce.
Il
mio sguardo è come il tuo, malinconico, aspetta sempre qualcosa di
buono, un cambiamento; a volte sento quella nostalgia di cui mi
parlavi sempre da piccola, ti ricordi? Mamma è pesante la nostalgia.
Ogni giorno aumenta, sembra che ho un nodo nello stomaco. Come faccio
a togliermi questo nodo? Sei riuscita a scacciarla via? Io non ci
riesco, mi tormenta e mi segue.
Ho
imparato a camminare come una donna, passi corti e in silenzio.
Quando cammino riesco a sentire i miei passi che toccano la terra. La
terra qui è fredda, non è come la tua... calda! Mi manca il tuo
calore, la tua umanità. Quanto mi manchi? Vorrei tornare, ma non
posso... perdonami!
Ho
ricevuto, una settimana fa, foto delle tue case. Che splendide!
Hai
costruito 53 “case” per tutti noi... sono belle e uniche! Vorrei
andare, ogni giorno per 53 giorni, a vivere in ognuna di queste case,
posso? In mezzo a queste case passano i deserti, i fiumi, tantissimi
animali, cascate, etc. Complimenti hai buon gusto! Ho visto anche la
mia casa, è piccolina, piccolina e tenera. Grazie!
Ieri,
quando sei venuta a trovarmi nel sogno e, dopo che te ne sei andata,
ho iniziato a pensare :
“Tutti
ti chiamano “Mamma Africa” o “ La culla dell'umanità”,
eppure nessuno ti ama. Tutti ti vogliono e nessuno ti rispetta.
Oh
tu sole della terra, cosa hai mai fatto per meritare questo dolore? I
tuoi figli, i tuoi semi scappano da te... perché rimani immobile nel
vederli partire? Non ti mancano? Mamma stai dormendo? Oppure ci stai
castigando?”
Pronuncio
il tuo nome mille volte, hai un bellissimo nome! Chi ti ha dato
questo nome? Oh, quante teorie sul significato del tuo nome e tuttora
nessuno ti ha mai capita!!!
Sapevi
che sei bella? Qualcuno te l'ha mai detto? Quando penso a te, i miei
occhi si riempono di lacrime dolci, quando mi chiami sento un
tormento dentro e la morte mi si avvicina lentamente. Lasciami
andare, non chiamarmi... mi vergogno di essere tua figlia! Cosa ho
mai fatto per te? Non ti ho mai fatto un regalo!
Sai,
so che vieni a trovarmi sempre nei sogni. Il tuo arrivo è come la
pioggia, una goccia dopo l'altra e poi tutte insieme. Una goccia è
un suono, due gocce formano un altro suono e così via. Africa sei la
mia pioggia e il suono della mia vita! Quando inizio ad immaginare di
essere vicino a te, come per magia inizio a sentire quella sensazione
di euforia, di estasi, di gioia.... oh, come vorrei urlare! Come
vorrei correre tra le tue foreste o savane!!!
I
tuoi figli qui non parlano, sono diventati muti, ciechi e sordi.
Combattono tra loro, sapevi? I tuoi figli hanno imparato a mentire,
non conoscono più la verità e hanno perso il tuo odore. Come mai ti
stanno lasciando? Cosa sta accadendo, mamma?
A
volte quando sono sull'autobus li vedo zitti e in silenzio; camminano
con la testa bassa. Sono tristi e non capisco dove vogliono andare o
arrivare. Però c'è sempre qualcuno che urla tanto, tanto, tanto.
Non ci avevi insegnato il rispetto verso gli altri? Devo dire che
spesso vengono maltratti e subiscono tanti insulti. Alcuni rispondono
e altri no. E' triste vedere un mio fratello essere insultato e non
poter far niente! Cosa devo dire? Non mi escono le parole lì per lì,
la tristezza è così tanta che non riesco a dire niente.
Ieri
ho aperto il giornale e ho scoperto che ci danno la colpa per
l'enorme crisi che c'è da queste parti. Da noi c'è la crisi? Cos'è
la crisi? Mamma tu sei ricca, vero? Hai diamanti, rame, sale,
petrolio, gas, oro, tantissime pietre preziose, delle terre fertili,
etc. Come mai dai miei calcoli risulta che siamo poveri? Con tutto
quello che hai, potevi aiutarci tutti . Anche se mi è giunta voce
che hai firmato un contratto con Satana. Egli manda sempre i suoi
figli vestiti da pecore a lavorare da te, fai attenzione. Quando
arrivano prendono tutto.... rischi di rimanere senza niente.
Scusa
mamma, ma dovevo dirti queste cose. Se è vero perché l'hai fatto? E
i tuoi figli? Non ci pensi a noi?
I
tuoi figli del nord, hanno iniziato le rivolte... non so se è un
bene o un male! Ci sono le iene da questi parti che aspettano per
mangiare. Tu, che ne pensi? Mi auguro che saranno in grado di
costruire il loro futuro. Quelli che sono qui sono considerati come
un pericolo, una bomba pronta ad esplodere.
I
tuoi figli del centro... poveri, mamma! Sono due o tre che stanno
bene, altri soffrono tantissimo. Alcuni non hanno acqua da bere là,
mamma! Perché? Altri vengono massacrati spesso per una politica di
corruzione. So che ci sono delle persone che li aiutano, ma ne
servono altre. Nel resto del mondo, la gente del centro è diventata
famosa; escono sempre sui giornali, in televisione, telegiornali,
etc., ritratti come poverini senza cibo o come gente che non fa parte
del mondo.
Quelli
del sud, sono come quelli del centro.
Non
importa dove siamo nati... apparteniamo tutti a te..Mamma Africa!
Qamar S. Andrade
Per l'Associazione Italo- Capoverdiana è stato un vero piacere e onore partecipare alla "Serata Insieme" organizzata dall'Associazione Mabota.
Grazie a tutti, alla prossima.
Grazie a tutti, alla prossima.
HOLLYWOOD/ BOLLYWOOD CITY
In the night what's going
on in Genoa?
A volte capita di
trovarci in dei posti senza sapere perchè.... ma ci capita....
E quello che ci capita di
vedere in questo posto è veramente triste e sconvolgente!
Nella notte del
16/12/2012, a 5 giorni dalla fine del mondo, eravamo spettatori di
una scena del teatro dell'orrore.
Stormi di uccelli
passavano, volando verso una destinazione sicura...anche loro avevano
capito che era meglio “telare”! Ma le paladine della giustizia
avevano un compito da svolgere: “Reporter in the night”.
Torniamo indietro nel
tempo e analizziamo cosa è successo; arrivate all' Hollywood ci
hanno chiesto un pass per poter entrare, sembrava un luogo
controllato.
Dopo essere entrate ci
accorgiamo che ci sono due sale con musica diversa: nella prima si
ballava musica hip hop, reggae, reggaeton e commerciale, le persone
erano rilassate, ridevano, scherzavano a ritmo di musica; vi era un
mix di razze: senegalesi, italiani, capoverdiani, tunisini,
marocchini, nigeriani e sudamericani. L'età media era dai 16 ai 35
anni.
Nella sala a fianco ci si
presenta un altro tipo di ambiente, completamente diverso: teste
rasate, e abbigliamento tipico (dei neo fascisti/neo nazisti), le
ragazze praticamente nude e coloratissime, musica hard core, hard
style, tecno, tutti scatenati e fatti. Età media dai 15 ai 25 anni.
Due generi completamente diversi in sale adiacenti.
Prendiamo il nostro drink
e andiamo nella prima sala. Passano le ore e ogni tanto si
presentavano le teste rasate, che scimmiottavano i ragazzi impegnati
a ballare.
La tensione si tagliava
col coltello perchè avevano un atteggiamento provocatorio.
I ragazzi afro-italiani e
sudamericani rifiutavano di andare nell'altra sala anche se là c'era
il bagno,
che tra le altre cose era
in condizioni pessime.
Quasi alla fine della
serata, mentre andavamo in bagno ci imbattiamo in una rissa e la
scena più triste era vedere una ragazza per terra che veniva
calpestata mentre i rissaioli cercavano l'uscita.
Pochi minuti dopo sono
arrivate cinque pattuglie di carabinieri i quali sono scesi dalle
loro macchine armati di manganelli, pronti ad intervenire.
Dopo mezz'ora il locale
chiude e tutti si preparano verso l'uscita.
La tensione nell'aria era
tanta, sentivamo che sarebbe successo ancora qualcosa.
Ad un certo punto gruppi
di ragazzi (hard core) iniziano a picchiarsi l'uno contro l'altro, i
carabinieri intervengono tirando manganellate fino a sedare la rissa.
Finito questo scontro ne
iniziano altri: ragazzi capoverdiani che litigano per colpa delle
ragazze, c'è chi se la prende con le macchine parcheggiate davanti
al locale e teste rasate che si tiravano dei pugni in faccia.
In uno degli interventi
dei carabinieri ascoltiamo questa frase “ Prendiamo quel nero e gli
facciamo vedere...”, anche se abbiamo visto che chi aveva compiuto
il gesto di prendersela con la macchina era un'altra persona.
La cosa è durata per
un'ora e c'erano sparsi qua e là focolai accesi; mentre, poco
distante si sentiva scoppiare un petardo provocando gran fumo e
rumore nella notte. Scattavano gli allarmi delle macchine, insomma un
grande caos.
Pian piano tutti vanno
via in macchina, non rimane quasi nessuno, l'ultima cosa che
sentiamo è la frase detta dai carabinieri : “Tutto qui?” ,
agitando il manganello tra le mani.
La cosa più triste è
vedere giovani, non importa di che razza o etnia, che si distruggono
nell'alcol e nella droga. Sono sempre incattiviti e violenti, basta
poco per far accendere una miccia. E' triste anche vedere il
comportamento di chi dovrebbe evitare che queste cose succedano.
Afrah e Qamar
venerdì 14 dicembre 2012
"Salute a te, Libertà, sorella che sei della luce.
Salute a te, Libertà.
Sei come il sole alle ombre, sei per gli spiriti il sole!
Sei il paradiso, sei forse ben più, Libertà!
Sei la vita, sei più della vita preziosa!
Sei la nascita nostra nell'ombra;
di te viviamo da giusti, Libertà!
O Libertà! Età felice d'orgoglio e di gloria."
Halil Mutran
Africa minha, Africa nossa
E o resto é historia
sabato 8 dicembre 2012
Lettera di un giovane marinaio
Sono un Allievo di Coperta, mi sono diplomato nel 2008
presso il Nautico "San Giorgio" di Genova; non
riesco a trovare un lavoro. Il mio problema? Non sono nato in Italia,
ma nelle isole di Capo Verde, quindi pur vivendo dal 2001 nel Vostro
Paese, pur avendo frequentato le vostre scuole e parlando
perfettamente la Vostra lingua, non riesco ad ottenere il libretto
italiano. Non sono cittadino italiano, quindi non posso seguire i
corsi professionali, ne' iscrivermi alla Gente di Mare, non posso
frequentare l'Accademia Italiana della marina mercantile, pur avendo
appena terminato presso questa istituzione il corso di inglese
marittimo rivolto a disoccupati nel settore.
Non sono l'unico giovane in queste condizioni in Italia:
i Nautici attirano molti ragazzi come me, stranieri per nascita ma
con le stesse identiche aspirazioni dei loro compagni di classe,
ovvero diplomarsi e lavorare sul mare. Ma cosa consigliare a quelli
più giovani di me che intendono avvicinarsi a questa carriera?
Certamente un percorso da evitare! O possiedi fin dall'inizio la
cittadinanza italiana, oppure sei tagliato fuori, senza speranza.
Io personalmente ho faticato a fare riconoscere il mio
percorso di studi a Capo Verde: tra il mio Paese e l'Italia mancano
gli accordi internazionali necessari a fare riconoscere il mio
Diploma; come me un mio amico proveniente dal Perù e chissà quanti
altri. Ho impiegato quasi due anni per ottenere il libretto nel mio
Paese...
Ma la scuola italiana non dovrebbe prendersi un impegno
nei nostri confronti? Aiutarci nel percorso successivo al Diploma,
oppure parlarci chiaro: potete studiare qui da noi, ma sarà
impossibile per voi trovare un impiego nel settore!
Scrivo perchè il mio messaggio giunga agli altri
ragazzi come me, che non commettano i miei stessi errori... Fra due
anni forse sarò cittadino italiano; ma ora questi 5 anni di studio
dove finiranno? Li posso pure buttare via.
Flor Gomes
Questo video è stato realizzato da Mario "Marty" Rose del Massachusetts quando intraprese il viaggio verso Capo Verde nel 1937. E' un reperto importante nell'archivio della storia di Capo Verde.
martedì 27 novembre 2012
Isola di Boavista, dopo la pioggia!
Basta una goccia d'acqua e, come per magia,
Capo Verde diventa...
sabato 17 novembre 2012
According to leggend
When God was satisfied with creation
He brushed His hand together and the crumbs
That fell unnoticed from His fingers into the sea
Formed the
Cabo verde Islands
lunedì 12 novembre 2012
domenica 11 novembre 2012
“Depois da
indipendencia os cabo-verdianos deixaram de falar portugues”
Sono qui a casa mia, nel
mio letto e stavo per spegnere la luce ... sono le due di notte, e
nella mia mente affiora questo pensiero: ….“Dopo l'indipendenza
molti capoverdiani hanno smesso di parlare ed imparare il portoghese
correttamente a scuola. Ma perché?”
Non ho alcun libro vicino
a me, il computer è spento e ho solo un quaderno per gli appunti.
Fra le mie dita scivola la matita (non trovo la penna) e i miei occhi
sono rivolti verso il cielo... sto aspettando una risposta alla mia
domanda... una persona normale, sana di mente, non ha un simile
tormento a quest'ora!!! Ma a chi importa se i capoverdiani vogliono o
no parlare il portoghese?
Vorrei dire che ho sonno,
ma rischierei di diventare una bugiarda. Fuori piove... tantissimo!
Potrei andare a fare il ballo del sole per far smettere di piovere,
ma ormai il tempo non ha tempo!
Mi gratto il mento,
guardo di nuovo verso il cielo e mi chiedo di nuovo: “ Perché i
capoverdiani non vogliono parlare il portoghese?”
Veniamo al dunque e
facciamo i seri. L'anno scorso quando ho partecipato al “V
Congresso dos Quadros Cabo-verdianos da Diaspora” a Sao Vicente, è
stata affrontata per varie volte la questione di ufficializzare il
creolo come una lingua e farla diventare la nostra lingua ufficiale.
Nei vari dibatti
a cui ho assistito c'era
chi sosteneva che bisognava abolire il portoghese e lasciare solo il
creolo; quelli che volevano tutte e due come lingue principali così
si diventava bilingui, oppure, quelli che non erano assolutamente
d'accordo con le prime due opzioni e ritenevano che era meglio
lasciare le cose come stanno.
Ciò che ho potuto capire
è che la richiesta di levare il portoghese come lingua ufficiale
proveniva spesso dagli immigrati, dal ministero dell'educazione, da
due o tre personaggi pubblici. Quanto al fatto che Capo Verde possa
essere un paese bilingue, la proposta veniva sempre lanciata da
persone mediatrici che in qualche modo cercano di risolvere i
problemi; infine l'ultima proposta veniva lanciata dagli insegnanti,
scrittori, intellettuali, persone comuni i quali affermavano che per
loro ogni isola ha il suo creolo e quindi nessuna delle isole è
disposta a perderlo.
Se chiediamo a uno di Sao
Vicente di parlare il creolo di Santiago e non il suo, ci ride in
faccia. Se chiediamo a uno di Fogo di parlare il creolo di Sao
Nicolau.... vedremo la stessa reazione.
Ma esiste una vera e
propria grammatica del creolo? Una grammatica con regole valide per
tutte le isole? A parte noi, nel mondo, chi parla il creolo?
Secondo me Capo Verde
vuole troppo affermarsi come un paese indipendente, capace di
camminare con le sue gambe e si dimentica che un paese non va avanti
senza aiuto degli altri o di qualcosa. Il portoghese ci serve,
appartiene a noi nel bene e nel male.
Prima del 2000 nessuno
scriveva in creolo, tutti erano costretti a scrivere in portoghese,
non importava se sbagliavi o no... l'importante era farlo. Ora,
specialmente nei nuovi mezzi di comunicazione (cellulari e social
network) tutti scrivono solo in creolo. I giovani non vogliono più
saperne del portoghese, le televisione e la radio di Capo Verde
trasmettono dei programmi dove si parla solo il creolo e non il
portoghese, i nostri giornalisti fanno fatica a coniugare un verbo in
portoghese.
La lingua è un fattore
molto importante, ci permette di comunicare, di esprimere i nostri
pensieri e le nostre idee. Cambiare una lingua ora in un paese come
Capo Verde sarebbe un rischio troppo grosso anche in un prossimo
futuro.
Con l' avvento del
capitalismo, dei liberi mercati, scambi culturali, aperture delle
frontiere, la lingua è diventata uno strumento di grande importanza,
senza di essa molti rapporti non potrebbero esistere ai giorni
d'oggi.
La lingua portoghese è
parlata ovunque, in Portogallo, in Brasile, a Capo Verde, in Timor
Est, in Angola, in Mozambico, in Guinea-Bissau, in Sao Tomé e
Principe, in Macau e in India (Gaboa). Quindi è una lingua
abbastanza parlata dagli abitanti del mondo. E il creolo?
Ogni paese che è stato
colonizzato ha avuto in cambio una lingua nuova, molti dialetti e
lingue dei luoghi sono andati persi nel tempo (ed è un vero
peccato), però oggi ognuna di queste lingue nuove ci servono.
Il capoverdiano
all'estero non parla il portoghese, lo capisce benissimo..ma parlare
e scrivere è un più difficile. Son capaci di imparare benissimo
l'italiano e il portoghese no. Arrivano al punto anche di negare il
creolo. Ad esempio, mi è capitato di sentire una ragazza che, da
quattro anni è in Italia, di dire che non riesce più a parlare in
portoghese, né in creolo e parla solo italiano. Ora, mi sta bene
tutto, ma neanche il creolo? E questo è quello che accade
all'estero.
A Capo Verde da sempre
sono arrivate influenze di altre lingue, a causa dell'immigrazione.
L'immigrato tornava e portava una nuova parola, i capoverdiani
ascoltavano e mixavano con il creolo. Da questo mix o fusione nasceva
una parola o una frase nuova, esempio “ Tud cool” che significa
tutto bene.
Grazie alla televisione
brasiliana “Rede Record”, alle telenovelas e agli studenti che
tornavo dal Brasile, tutti iniziarono a parlare il portoghese del
Brasile. Gli insegnanti uscivano fuori di testa e anche tuttora
perché non riescono più a insegnare il portoghese bene. Nel
frattempo nascono le discussioni.
Prima di pensare ad
instaurare un dialetto come la lingua ufficiale di un paese, bisogna
pensare a tanti pro e contro, bisogna vedere la situazione del paese,
se la società è disposta a questo grande cambiamento e se si quali
sono le vere ragioni ( tanti giovani ad esempio pensano che avrebbero
meno da studiare... tutto per una questione di pigrizia mentale). In
un paese come Capo Verde con nove tipi creolo diversi, non è
assolutamente un lavoro facile da eseguire.
Dopo l'indipendenza di
qualsiasi paese, la voglia di cancellare il passaggio dei
colonizzatori è tanta. Niente deve rimanere, tutto quello che
apparteneva a loro non deve assolutamente appartenerci. E per certo
non si può dar loro contro. Per anni sono stati oppressi, ogni
risorsa è stata portata via, gente strappata dalla propria terra,
beni portati via, e lì, solo è rimasta la speranza. A chi farebbe
piacere trovarsi in una situazione del genere? Trovare il proprio
luogo distrutto dalle mani degli altri? Gente che veniva massacrata,
picchiata, perché non accettava le regole degli altri?
Capo Verde ebbe la sua
indipendenza e chiaramente il paese doveva dare una svolta, doveva
iniziare a camminare con le proprie gambe. Devo ammettere che un
paese come Capo Verde, piccolo, senza risorse naturali, diviso in
isole, è riuscito finora a camminare con i propri passi e tuttora
non c' è mai stata una situazione di guerra o conflitto.
Fino ai giorni d' oggi
nell'arcipelago ci sono stati solo due partiti a governare il paese,
ognuno con la sua politica. Per me, in realtà non c'è stata tanta
differenza da un governo all'altro, ma come dico sempre la politica è
un campo minato. Se continuo a parlare, potrei rischiare di
calpestare qualche mina vagante e la situazione potrebbe mutare in
una scena veramente apocalittica.
Ritornando al discorso di
prima, molti governi dopo l'indipendenza del loro paese cercano di
instaurare una politica contro- colonialismo, di svegliare nelle
persone il sentimento di patria, d'affermazione di un'identità
propria... ad un certo punto diventano anche loro colonizzatori
della propria razza.
Nelle società di oggi
esistono solo delle pecore, siamo un gregge di pecore. Pecore
incapaci di pensare, di ragionare, di ascoltare, di provare
sentimenti reali. Il nostro pastore è il mass media e noi ci
muoviamo da pascolo a pascolo.
Pensare fa male, sognare
è per gli stupidi, il senso di unione è per persone deboli, l'onore
è stato cancellato da tutti i dizionari, il rispetto lo chiamiamo
“respect”, la meditazione è per i disperati, credere in qualcosa
è essere fuori di testa.
Al popolo capoverdiano
ogni sera prima di addormentarsi, gli viene raccontata una favola
quella di : “ Un popolo libero deve dormire”.
Qamar S. Andrade
mercoledì 7 novembre 2012
Youssef e la nutella
Era il fratello maggiore
di 7 figli (4 maschi e 3 femmine).
Youssef era un ragazzo
dalla carnagione scura, snello ma forte; aveva occhi neri, timidi che
colpivano chiunque lo guardasse; aveva un bellissimo sorriso ed era
un ragazzo sveglio.
Era bravo in matematica
infatti tutti si facevano aiutare da lui per la contabilità
domestica soprattutto la vicina di casa anziana Safiyyah.
Sarebbe potuto andare al
liceo ma i genitori non potevano permetterselo, e la madre era dispiaciuta
perchè conosceva le qualità del figlio.
Ogni sera prima di andare
a letto Youssef baciava la madre sulla fronte; lei lo guardava negli
occhi con aria malinconica e diceva sempre questa frase:
“Tu sei mio figlio e dal
mio ventre sei uscito.
Sei un pezzo di me e credo
in te, sei intelligente, sei dolce, il tuo destino è scritto nelle
stelle.
Segui il tuo cuore e non
dimenticare mai chi sei.”
Il padre era un invalido,
che non aveva mai ricevuto nessuna ricompensa o pensione dopo quella
maledetta guerra.
Abitavano in un paesino
di soli 200 abitanti ricco di vegetazione dove si conoscevano tutti.
C'era un unico televisore
dove tutti si riunivano alla sera dopo cena per guardare film,
telenovelas, partite di calcio, telegiornali etc.. dipendeva dalla
serata.
Youssef quando guardava
la tv rimaneva sempre colpito dalla pubblicità.
L' immagine che aveva
sempre impressa nella mente era quella della famigliola felice che
faceva colazione spalmando la nutella su questa fetta di pane.
Questa pubblicità lo
faceva riflettere sulla sua situazione, questo lusso non gli era
permesso, infatti il pane era fatto in casa dalla madre e a volte gli
veniva concesso solo il burro che il pastore Muhammed portava loro.
Ah come desiderava quella
nutella! Voleva assaggiarla almeno una volta per capire che gusto
avesse e provare quella sensazione di felicità che provava quella
famiglia della pubblicità.
Una sera un po' diversa
dalle altre fece il sogno di essere seduto a tavola con la sua
famiglia a mangiare la nutella.
Quando si svegliò prese
la decisione di partire alla ricerca di quel nettare degli dei.
Alla sera, dopo il
lavoro, durante la cena comunicò alla famiglia che voleva partire.
Tutti rimasero
sconcertati, nessuno se lo aspettava, tranne la madre che sapeva
sarebbe arrivato questo momento.
Youssef aveva un amico
che conosceva un tizio che organizzava viaggi su barche e con i pochi
soldi che aveva messo da parte e con i risparmi della famiglia... potè partire.
A lui poco importava se
rischiava la morte ma voleva la sua nutella.
Arrivò il giorno della
partenza tutti nel paesino erano tristi, l' anziana Safiyya piangeva
e urlava : “ Il mio bambino partirà e non tornerà mai più.”
Ognuno gli fece dei
piccoli regali/portafortuna.
Lasciò il suo lavoro al
fratello secondogenito Ismael, così poteva prendere il suo posto nel
sostenimento della famiglia.
Salutò tutti e lasciò
per ultima la madre che strinse con un abbraccio. La tristezza della
madre era così profonda che riuscì a dirgli solo la solita frase:
“ Tu sei mio figlio e dal
mio ventre sei uscito.
Sei un pezzo di me e credo
in te, sei intelligente, sei dolce, il tuo destino è scritto nelle
stelle.
Segui il tuo cuore e non
dimenticare mai chi sei.”
Prese le sue cose e dopo
tanti saluti partì alla ricerca della sua nutella.
(Dedicato a un caro amico
che perse la vita per inseguire il suo sogno).
Sandra Andrade
martedì 6 novembre 2012
Biografia di
Nays Monteiro
Manuel Lopes Monteiro
meglio conosciuto come Nays Monteiro è nato nell'isola di Sao
Vicente l'11 aprile 1964. All'età di quattro anni, la madre partì
per l' Italia e lui si trasferì da sua nonna a Porto Novo nell'
Isola di Santo Antao.
È cresciuto, quindi, con
la nonna in un contesto particolare, ricco di cultura e tradizioni.
Tutto questo suscitò in lui la voglia di scrivere poesie e testi
musicali ispirandosi a vari cantanti e artisti capoverdiani e non
solo, come “Bana”, “Voz de Cabo Verde”, “ Cabo Verde Show”,
“Kassav”, “Tubaroes”, “Bulimundo”, “Kings”, “ Bob
Marley”, “ Gilberto Gil”, “ Roberto Carlos” e tanti altri.
Come per la maggior parte
dei bambini, aveva la passione per il calcio; anche se sentiva
qualcosa dentro il suo cuore che lo spingeva sempre di più verso la
strada della musica. Partecipò due volte al famoso concorso canoro
delle isole: “ Tud mundo canta/ Tutto il mondo canta”.
Nel 1986 raggiunse la
madre in Italia, a Genova. Inizialmente non fu per lui un'esperienza
facile: lasciare la sua isola e sua nonna è stato come se gli
avessero portato via qualcosa.
Per “affrontare”e
reagire a tutto ciò iniziò a scrivere piccoli brani dove parlava
della sua terra natale, dell'amore e della costante nostalgia...
“Saudades”.
Con il passare del tempo
iniziò a conoscere nuova gente, nuove culture, soprattutto quella
sudamericana e scoprì la band/ gruppo brasiliano “ Nos Quatro”
che a quei tempi aveva grande successo.
Nays cominciò ad animare
varie serate nei locali di Genova e questo gli permise di conoscere
altri generi musicali come: Samba, Bossa Nova, Lambada, Merengue,
Salsa, etc.
Nello stesso periodo
iniziò anche la sua carriera come DJ e come organizzatore di eventi
musicali per le varie comunità straniere, inclusa quella
capoverdiana.
La sua prima esperienza a
livello di registrazione musicale fu nel 1992, quando insieme ad Adao
Ramos incisero sei canzoni del suo repertorio.
Questa esperienza non fu
come se l'aspettava, ma gli servì come lezione per il futuro.
Per lui, ovviamente erano
delle belle canzoni, ma gli mancava ancora qualcosa.
Sempre con la voglia di
scrivere testi, iniziò a selezionare i suoi brani con più cura e a
creare nuove melodie vocali.
Più tardi incontrò i
due artisti Carlos do Rosario e Manuel Gomes, e decisero di “giocare”
con nuovi pezzi musicali. Insieme a loro incise il suo primo CD
intitolato “ Azul” nel 2002.
Hanno partecipato alla
realizzazione del Cd anche Jorge do Rosario nella parte tecnica; Toy
Avelino (chitarra), Roger Morreira (chorus/coro), Suzana Lubrano
nella canzone “Antuninha Gorduchinha”. L'album per lui fu una
grande soddisfazione e la canzone “Antuninha Gorduchinha”
ottenne un grande successo a Capo Verde.
La musica per Nays è
come l'acqua, senza di essa non potrebbe vivere, sente dentro di sé
il bisogno di cantare e attraverso le sue canzoni ci racconta la
storia di Capo Verde, i suoi sentimenti, i suoi ricordi d'infanzia,
la sua esperienza vissuta e i suoi sogni.
Partecipa sempre agli
eventi organizzati a Genova, Roma, Napoli, Capo Verde, Lussemburgo,
Olanda, etc. Collabora con altri artisti capoverdiani, ad esempio
partecipa nella compilation di Franco Ramos e nel progetto di CABO.IT
dove Nays lancia una nuova canzone comica intitolata “Galanteria”,
una specie di Zouk-Rap che ha avuto successo.
Nel 2008 lanciò un nuovo
CD intitolato “ Ceu di nha Alma”, i testi sono tutti suoi, gli
arrangiamenti sono di Jorge do Rosario e Franco Ramos, con la
partecipazione di Jacqueline Fortes, Roger Moreira, Miss Carine Mota,
Johnny Fonseca (chitarra), Kinkim Gomes e Skontje (cavaquinho).
L'album è stato sponsorizzato da Epicerie Creole e Ricci-pro.
Il suo prossimo CD dal
titolo “ Romantica inspiraçao” uscirà a breve.
Cronaca di una realtà
triste
( La nascita di piccoli
gruppi razzisti sul web nelle isole di Capo Verde e il turismo
eccessivo)
Parte 2
“ Eu sou um adpeto dos
poderes de Verbo, e apesar de mim mesmo distorço a palavra de modo a
que, nao mentindo, também nunca diga a verdade- e nao ha' maior
mentira do que aquela que apenas, ligeiramente, se afasta da verdade.
Pelos poderes de Hod consegue-se trazer tudo até nos- seduçao e
hipnotismo, usando as palavras que sao engodo e anzol.”
“ Este mundo do terceiro
anel periférico vive- tal como a maioria dos lugares que sao alvo de
politicas de desenvolvimento e recipientes dos donativos- do que é
lixo além-mar reciclado.”
“ Neste ermo africano,
ninguém tem idade para ter filhos- nao ha jovens, apenas crianças
carnivoras que se alimentam dos velhos, e velhos que parasitam os
imbecis, os deficientes e também as crianças.”
Tratto dal libro “Perdido
de Volta” di Miguel Gullander
Come vi avevo già detto
nella prima parte della cronaca, Capo Verde inizia a svilupparsi così
velocemente che certi aspetti della propria società non vengono
notati... o forse nessuno li vuole vedere.
Inizia l'era degli
investimenti, nuovi alberghi, nuove case con arredamenti di ultima
generazione, nuovi palazzi ( nasce anche il condominio), arrivano
nuove macchine di lusso, vengono costruiti tre aeroporti
internazionali ( un arcipelago così piccolo con quattro aeroporti
internazionali..???..). Più offerte nel mercato del lavoro. Vengono
spazzati via tantissimi luoghi naturali; le saline di Pedra di Lume
nell'isola di Sal (un patrimonio naturale) vengono vendute ad un
imprenditore italiano.. questo è uno dei tanti esempi...
Nel frattempo cosa sta
accadendo ai giovani capoverdiani? A cosa aspirano? Quali sono i loro
sogni? Obiettivi? Ai bambini che il turista vede correre per i
campi/strade con un sorriso magico, che futuro li aspetta?
Sapete, uno dei grandi
errori che facciamo è andare in un paese che non è nostro e vedere
tutto quello che appartiene a quella realtà con i nostri occhi. Ci
sono realtà diverse fra loro, ogni realtà è diversa dall'altra;
non si può parlare di una realtà che non si conosce. Conoscere non
vuol dire andare in vacanza per una settimana in un mega albergo e
pretendere di dare un giudizio a riguardo.
In Africa non hanno bisogno
di compassione o pena, vedere un bambino che corre per la strada
senza scarpe non vuol dire che non ha il cibo che li aspetta a casa.
L' Africa ha bisogno di investimenti nel campo dell'educazione e
salute, non di misere commiserazioni tipo : “ Povero bambino guarda
come soffre! Mi dispiace tanto:” Parlare e piangere non aiutano gli
altri, bisognerebbe agire.
I giovani capoverdiani
iniziano ad “affrontare” una nuova realtà, si iniziano a
scoprire nuovi mondi e nuove gente. A Capo Verde iniziano ad arrivare
persone da tutte le parti del mondo, ognuna per un motivo diverso
dall'altra:
- Arrivano i turisti europei e non solo (“ah...belle spiagge, belle donne e begli uomini!!!”);
- Arriva gente della costa africana ( ricerca di migliori condizioni di vita e a loro il mio massimo rispetto);
- Investitori da ogni luogo del mondo (“vogliamo investire ed aiutare il piccolo paese senza risorsi naturali”);
- Arrivano anche i cinesi e in ogni angolo delle città troviamo un negozio “from China”;
- Arrivano anche “criminali/ delinquenti” rimpatriati dagli USA.
Quindi un mix di persone,
culture che si mescolano tra loro come delle enormi turbine e
svaniscono .
Aprono nuove discoteche,
pub, ristoranti, bar.
Le feste iniziano alle 15:00
di un giorno e finiscono alle 10:00 del giorno dopo, soprattutto nel
periodo estivo, e quindi la movida è sempre più “ da pesada”
/potente come direbbe un capoverdiano. Le feste vanno dal lunedì al
lunedì “ depois passa sabe, morre ca nada”/ dopo il
divertimento, la morte non è niente in confronto...giovani che non
si stancano mai! Devo dire che i giovani sono tutti dei grandi
lavoratori, tutti cercano di lavorare e hanno questo senso di
“responsibilità”; ma dovete sapere che, se un ragazzo viene
invitato ad una festa e il giorno dopo deve alzarsi alle sei di
mattina per andare al lavoro, non rimane a casa a dormire... va alla
festa e alle sei si presenta al lavoro senza prima essere andato a
riposare qualche ora a casa. “Ah, vida é um so!!!”/ la vita è
una sola, perché non divertirci finché possiamo?
In questi ambienti,
ovviamente, non mancano le droghe. Una volta si fumava solo la
marijuana, ora abbiamo cocaina, eroina, crack e tante altre delizie
che sono arrivate nel tempo. Un business e un piacere:”Sesso, Droga
e Kuduro”!
Oh, quanti amici ho perso
perché hanno scelto il cammino delle droghe?! Tantissimi!!! Ragazzi
giovani con un futuro brillante davanti, ora vivono in un mondo buio
senza più il controllo di sè stessi e delle loro emozioni o
sentimenti.
Il fenomeno di piccoli
giovani o bambini delinquenti per le strade è sempre esistito. A
partire dagli anni 80 nascono a Capo Verde piccoli gruppi di ragazzi
conosciuti come “Piratinhas” che commettevano piccoli delitti,
piccoli furti per la strada principalmente nelle isole di Sao Vicente
e Santiago.
Negli anni 90 a Santiago
(Achada Grande) nasce un nuovo gruppo chiamato “netinhos de vovo”
/ nipoti della nonna che agivano soprattutto nei periodi di feste o
eventi.
Nel 2000 nascono i
cosiddetti “Thugs”, il termine viene importato dai ghetti nord
americani attraverso il movimento Thug life creato dal rapper Tupac
Shakur. Quindi la delinquenza giovanile aumenta con la nascita dei
“Thugs” nei vari quartieri delle città soprattutto nelle isole
di Santiago, Sal e Sao Vicente.
Ma tutto questo a che cosa è
dovuto? Primo, se andiamo a vedere negli anni 90 Capo Verde ha avuto
un elevata crescita economica, circa l' 8,4% di media annuale come
afferma il testo: “Estrategia de crescimento e de Reduçao da
Pobreza”, ma non abbastanza per coprire tutta la popolazione.
L'arcipelago continua a crescere in maniera diseguale, la crescita
economica non è equilibrata e la disoccupazione è ancora alta.
Spesso accade che alcuni
giovani si trovano a vivere in condizioni economiche famigliari molto
bassa, vivono nei quartieri bassi, case povere, e questo a volte
causa loro dei problemi. Vengono discriminati perché abitano in
questi luoghi. All'età di quindici anni sono obbligati a lasciare la
scuola ma si ritrovano senza un lavoro. Esiste anche il problema del
colore della pelle.. questioni razziali.
Per gli Europei tutti gli
africani sono neri, a parte i magrebini, ma in Africa non è così!
Ognuno ha il suo colore: bianco, mulatto/ creolo e nero. A Capo Verde
funziona così e quindi ci sono delle distinzioni razziali. In
questi quartieri poveri la percentuale di neri che vi abitano è più
alta.
Dopo il 2000 iniziano ad
arrivare un numero elevato delinquenti originari di Capo Verde
rimpatriati dagli USA che si riuniscono creando nuovi gruppi di
gangster. Si narra che il governo per fermare questo rimpatriato, ha
firmato un accordo con gli USA.
L'accordo proposto degli USA
è stato: “ Noi, non vi mandiamo più questi ragazzi ma in cambio
vi mandiamo due terroristi”. Ora, che sia vero o no, nessuno lo
sa... ma quando arrivi a Capo Verde tutti raccontano questo fatto.
Forse è una delle leggende metropolitane o forse no... alcuni
sostengono che uno dei terroristi parla oramai benissimo il creolo e
che la gente lo va a trovare. Quello che si sa è che quando una voce
gira tanto, un fondo di verità c'è! Ad ogni modo i nuovi arrivati a
Capo Verde hanno creato un grande scompiglio nella società
capoverdiana.
Torniamo ai nostri ragazzi e
dimentichiamo la leggenda. Ci sono ragazzi di soli 15 anni che girano
di notte per le strade colpendo e distruggendo ogni cosa che trovano
nel loro cammino. Derubano persone con piccole armi bianche e a volta
accade qualche omicidio.
Con la nascita dei gangster,
i ragazzi iniziano ad usare parole inglesi che trasformano in una
sorta di parole nuova creole, ad esempio la nascita del famoso
termine creolo “Kasu bodi” proviene dallo slogan usato in America
“your cash or your body” usato durante una rapina.
Sempre nel 2000 arriva la
televisione brasiliana “Rede Record” .
Tra i tanti programmi
trasmessi ce n' era uno molto particolare che si chiamava “Cidade
Alerta”. Questo programma mostrava e seguiva i crimini nelle
favelas, e come vivevano i gangster/ gruppi. Secondo me questo ha
contribuito moltissimo alla nascita dei gruppi a Capo Verde. Questi
ragazzi non avendo più un sogno, un modello da seguire, cercano un
rifugio diverso.
Tanta gente non esce più di
casa come una volta, nessuno cammina da solo per strada di sera o di
notte e hanno paura.
Ma è colpa loro? E' colpa
della società stessa? O è colpa delle entità politiche? Di chi è
la colpa?
E la prostituzione? Esiste,
oppure no? Certo che esiste.
Quando ero piccola nella mia
isola esisteva solo una piccola casa di due o tre donne che si
prostituivano e nessuno ne parlava.
Con il turismo i primi che
iniziano a prostituirsi sono i maschi, ragazzi che in cambio vogliano
una maglietta firmata, pantaloni firmati, qualche soldo in più in
tasca e donne affamate di sesso che soddisfano ogni loro desiderio.
Anche le ragazze cominciano pian piano a desiderare cose nuove e con
la scusa che la famiglia è povera cadono in questo giro.
Vi racconto un episodio che
mi è successo nel 2003 quando ero in vacanza:
“ Ero al mare, a Santa
Maria nell'isola di Sal, con i miei amici. Mi piace fare camminate
lunghe e avendo 8 km di sabbia bianca decisi di fare una piccola
passeggiata da sola. Mi piace ascoltare il rumore delle onde che
sbattono sulla sabbia mentre cammino. Mentre camminavo pensavo,
immaginavo, sognavo....
A qualche metro da me
vedevo i turisti sdraiati a prendere il sole o fare il bagno. A
questo affollamento di persone ormai non ci facevo più caso,
comunque mi tenevo sempre un pò lontana da loro . Al mio ritorno
dalla passeggiata saluto i miei amici che stavano andando via e sono
rimasta da sola... non volevo tornare a casa, mi piaceva stare lì.
Non appena si sono allontanati arriva un signore senegalese.
Stranamente inizia a parlare con me in italiano, questo fatto mi
stupisce e gli dico che sono capoverdiana e che poteva parlare con me
in creolo. E lui mi disse che pensava che io fossi italiana perché
il mio creolo era diverso dagli altri e che mi aveva sentito parlare
italiano al telefono. E io lì non ho potuto fare a meno che sparare
un bel belin!!! L'uomo mi aveva anche sentito parlare al telefono.
Dopo tanti discorsi e presentazioni, lui mi propose un business:
“ Un mio amico italiano,
ti ha visto camminare poco fa e si è innamorato di te. Vuole
sposarti e farti felice. Ti invita a cena stasera e sei la sua ospite
in albergo, Ti darà tutto quello che vuoi, mentre io avrò in cambio
100 euro, accetti?”.
Wow, wow, wow... che
proposta!! Un accordo? Una proposta? Un contratto con il Diavolo?
Ovviamente ho rifiutato la
cosa, e tuttora penso a quell'accaduto! Quindi le cose funzionano
anche così giù??!! E' tutto un mercato, vendere carne umana fresca
al primo offerente?!
Bambine, ragazze, donne che
offrono il loro corpo in cambio di una misera cena e di una promessa
che non verrà mai realizzata. Uomini vecchi e pedofili che cercano
la sorgente della gioventù tramite il sesso. Ragazze di 15 o 16 anni
incinte e sole... il padre non c'è mai e rimane solo un ricordo di
un avventura di sesso, forse un fantasma che si è dileguato
nell'aria della notte.
Di fronte alle discoteche
trovi donne nigeriane che si spacciano per donne capoverdiane del
sud.... insomma un grande caos.
In ogni società del mondo
accadono questi fatti, nessuna società è libera da queste realtà,
tutti noi dobbiamo far fronte a questi problemi quotidianamente, ci
sono persone fortunate e sfortunate, i ricchi e i poveri, case e
baracche, il negativo e il positivo.
Capo Verde sta correndo
troppo veloce a mio avviso e una parte della sua società sta
soffrendo tanto e necessita di aiuto.
Ha bisogno di investimenti
nell'ambito educativo, salute, formazione personale e il popolo
capoverdiano deve imparare ad amare e rispettare la sua terra.
Come dice il poeta Luis de
Camoes :
“ Mudam-se os tempos,
mudam-se as vontades,
Muda-se o ser, muda-se a
confiança;
Todo o mundo é composto
de mudança,
Tomando sempre novas
qualidades.
Continuamente vemos
novidades,
Diferentes em tudo da
esperança;
Do mal ficam as magoas na
lembrança,
E do bem ( se algum houve)
as saudades.”
Traduzione:
“Cambiano i tempi,
cambiano le volontà,
Cambia l'essere. Cambia la
fiducia;
Tutto il mondo è composto
di cambiamento,
Prendendo sempre nuove
qualità.
Continuamente vediamo
novità,
Diverse in tutto dalla
speranza;
Dal male rimangono le
ferite nel ricordo.
E dal bene ( se ce stato
alcun) le nostalgie.”
Tratto dal libro “ Auto
da Alma (Gil Vicente), Sonetos e Cançoes (Camoes)”
Qamar S. Andrade
Qamar S. Andrade
giovedì 1 novembre 2012
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